Vi siete mai chiesti quante forme e colori puo’ prendere il cioccolato? Praticamente infinite. Durante il festival CioccolaTo’ a Torino mi sono resa conto che l’unico limite e’ la nostra fantasia. Dal 22 novembre al 1 dicembre la capitale del Piemonte si e’ trasformata in un vero e proprio regno dei dolci. Il cuore della festa si trovava nella piazza San Carlo – un posto spazioso, circondato dai bellissimi palazzi con i portici, cosi’ caratteristici per il centro della citta’. Nel XVII secolo ospitava il mercato e le botteghe dei artigianali che col tempo hanno fatto posto ai caffe’ eleganti dove ancora oggi puoi ritrovare l’atmosfera della vecchia Torino, ed alle pasticcerie che attirano gli sguardi con le vetrine decorate artisticamente.
Alla piazza San Carlo ci sono giunta nell’ultimo giorno del festival. Dopo la nevicata di sabato non c’era piu’ traccia e il sole incoraggiava sia i turisti, che i cittadini a rilassarsi sulla spiaggia organizzata appositamente per questa festa. Mi sono sdraiata su un comodo lettino e sotto un tendone ho assaggiato una fetta di pane con la crema al cioccolato. Non era l’unica opportunita’ per una degustazione golosa. Subito mi sono buttata tra i numerosi stand dei produttori locali e quelli globali che sono cresciuti nei lati opposti della piazza. Girando da un tendone all’atro non riuscivo a staccare gli occhi dalle enormi e pesanti tavolette ripiene di nocciole, di riso tostato e di peperoncino. Ammiravo le praline avvolte in piccoli pirottini di carta colorata, le eleganti bomboniere, un choco kebab (un’idea interessante, tra l’altro) e la pizza di cioccolato da asporto. Ovviamente non poteva mancare anche il Babbo Natale. La scultura di cioccolato decorava un tendone degli organizzatori dove si poteva assistere gratuitamente nei diversi incontri con i produttori, nelle degustazioni guidate, nei laboratori preparati da master chocolatier oppure nelle attivita’ didatiche dadicate ai bambini.
Ma quello che ha conquistato il mio cuore era la fabbrica del cioccolato. Vicino allo stand dell’ospite d’onore di CioccolaTo’ 2013 – Costa d’Avorio, il piu’ grande produttore del grano di cacao – il maestro chocolatier Silvio Bessone ha portato un’intera filiera produttiva dei famosi Gianduiotti. Il nome di questi cioccolatini proviene dalla pasta gianduia che e’ stata inventata nella meta del XIX secolo da un torinese maestro cioccolatiere. Michele Prochet ha deciso di unire all’impasto del cacao (molto costoso e difficile da acquistare in quei tempi) e dello zucchero il prodotto locale – la nocciola delle Langhe. Le prime praline sono state prodotte nel 1865 nella fabbrica di Caffarel e hanno subito avuto un grande successo. Oggi esistono nei diversi gusti e sono nella offerta di tante aziende cioccolatiere.
Tornanado pero’ alla fabrica del cioccolato. Su un piccolo spazio ci si trovavano le macchine usate nella produzione dei Gianduiotti, sacchi di yuta pieni di grani di cacao, ma anche un enorme mescolatore tradizionale dove girava la pasta brillante e marrone. Ma l’attenzione della maggior parte della gente si concentrava ad un uomo che parlava ad una lavorazione del cacao. Dopo qualche minuto e’ venuto fuori che fa un avvocato di professione. A prima vista sembrava strano che un consigliere giuridico passassi la domenica a parlare del cioccolato, il fatto e’ che si e’ impegnato personalmente nel progetto del suo cliente. Come Silvio Bessone crede che il miglior cioccolato puo’ essere fatto solo dal miglior cacao. Il piemontese maestro cioccolatiere non si limita soltanto a comprare questa materia prima, ma controlla tutto il processo della lavorazione – coltivazione, raccolta, fermentazione, essicazione, tostatura. Perlopiu’ in Sri Lanca e in Ecuadore ha organizzato due bio-dinamiche plantazioni del cacao.
Guardando tutti questi dolci squisiti e profumati mi ha venuta voglia del Bicerin. E’ una bevanda tradizionale torinese sulla base dell’espresso, il cioccolato e la crema. Dal 1763 e’ servito in un piccolo bicchiere, da quale deve il suo nome (bicerin nel dialetto torinese significa proprio un piccolo bicchiere) nel caffe’ Al Bicerin. Di solito non e’ mai facile trovarci un tavolo libero, pero’non aspettavo la coda davanti dell’ingresso!
GRAZIE! vera la torinese